Cavalleria Rusticana – Orchestra Roma Sinfonica
L’appassionato incontro d’amore tra Lola e Turiddu sulla poltrona rossa anni sessanta è scrutato dalla chiesa e dal popolo, almeno così ci fa pensare il regista Stinchelli quando fa salire sul palco prima un prete e poi due donne vestite con un abito nero siciliano tipico del Verismo, che contemplano per breve tempo lo spettacolo e poi, probabilmente con disapprovazione, tornano tra il pubblico. Turiddu (Manrico Carta) canta a squarciagola la sua aria e gli abitanti del villaggio si riuniscono con gioia di fronte alla chiesa prima della messa del Lunedì di Pasqua in un villaggio siciliano.
Con questa scena finisce la parte allegra e gioiosa di questa breve opera ad un atto e la tragedia melodrammatica prende il suo prevedibile e inevitabile corso.
Santuzza (Silvia Pasini, che all’inizio era un po’ insicura, ma poi è riuscita sempre più a incantare il pubblico) appare ed evoca la mamma Lucia (Francesca Romana Cassanelli) che, distante e piuttosto brusca, prepara il suo piccolo bar per l’affollamento previsto dopo la messa. Il regista romano Enrico Stinchelli risolve l’intramontabilità del concetto amore-tradimento-passione con i costumi dei protagonisti. Di conseguenza, le donne anziane sono vestite con lunghi abiti neri presi dal Verismo (l’epoca del dramma), mentre le pie donne più giovani si presentano con caste gonne al ginocchio e Lola compare prima in mini abito e poi con un vestito da sera sexy rosso, scollato e con un lungo spacco, come se dovesse sfilare sul tappeto rosso di Cannes, per sedurre Turiddu e tutta la folla. L’ingannato Alfio, (Alessio Quaresima Escobar) convince con il suo talento di attore ed è costantemente accompagnato da due guardie del corpo che ricordano con i loro abiti neri e occhiali scuri il film Men in Black. La regia di Stinchelli è piuttosto convenzionale e semplice, ma alla fine della tragedia si trasforma improvvisamente in un quadro espressionista-manierista che sembra preso dalla serie di pittura nera di Goya. La Vespa Guzzi, con la quale Turiddu era sceso sul palco a Taormina nel 2002 ieri sera non c’era! Ma il grido della galleria vicino a noi « Hanno ammazzato Turiddu » ci fa sobbalzare sulla poltrona.
Grandi applausi
Foto: ©Marco NardoL’Orchestra Sinfonica di Roma e il Coro di Roma Tre sotto la direzione del Maestro Isabella Ambrosini hanno fatto bella figura durante la rappresentazione della Cavalleria Rusticana di Mascagni il 19 maggio al Teatro Palladium. Turiddu, Santuzza e Lucia hanno assunto la parte all’ultimo momento e ciononostante si sono esibiti con maestria grazie anche a una guida personale molto discreta. Il Teatro della Garbatella è stato riorganizzato per questa serata. Hanno tolto le prime quattro file in platea per trasformarlo in una fossa d’orchestra. Non si può che elogiare l’esibizione, soprattutto sul piano musicale. La grande orchestra di giovani musicisti si è esibita in una performance impeccabile, cremosa e corposa, della più famosa opera di Mascagni, che si basa su una delle « novelle siciliane » di Giovanni Verga e dura quasi settanta minuti.
Christa Blenk