Requiem di Hans Werner Henze – (articolo in italiano)
Proprio quando Hans-Werner Henze all’inizio del 1990 riprendeva in mano una prima stesura del concerto per il Marigny per farne una rielaborazione, arrivò una telefonata da Londra, dalla Royal Opera House, Covent Garden. Si stava pianificando un concerto in memoria di Michael Vyner. Per tale iniziativa si chiese il contributo tra l’altro di Berio, Birtwistle, Górecke, Takemitus e anche il suo. Il concerto doveva essere eseguito dalla Sinfonietta London, dall’ensemble di Michael Vyner, che era deceduto due anni prima. Hans-Werner Henze decise di utilizzare il concerto per il Marigny come materiale di base per una composizione ciclica che occupa un’intera serata, cosa che aveva in mente da anni: il suo Requiem di 9 movimenti per pianoforte e solo di tromba e grande orchestra da camera per il ruolo drammaturgico. Una composizione per 33 strumenti, senza voci. Ciò che normalmente si canta viene trasmesso agli strumenti. Musica che parla di un’amicizia, della vita e della sofferenza, della speranza e dell’amore. Henze stesso la chiama “un’opera piena di immagini e di metafore di musica assoluta”.
Il primo movimento Introitus Requiem Henze aveva previsto come pianista Paul Crossely fu rappresentato in prima assoluta già il 6 maggio 1990, a Covent Garden.
Nel maggio 1990 Luigi Nono viene sepolto a Venezia Henze era presente muto e profondamente commosso. Dopo questa seconda perdita di un amico ritornò via Monaco di Baviera a Marino e scrisse un Triptichon per un quintetto di pianoforte. Più tardi questo pezzo avrebbe fatto parte del suo Requiem. Un Requiem senza canto.
Ora si passa all’opera
Il primo movimento Introitus per pianoforte e piccolo ensemble d’archi è una memoria di cose vissute insieme, è nostalgico e lento.
Dies irae il giorno dell’ira inizia con tamburi, quasi con allusioni al jazz, un giorno tremendo nella vita, o il più tremendo qualcosa d’ importante è andato perso. Un girarsi tra rabbia e impotenza.
L’ Ave verum parla dell’ammirazione di Henze per Hölderlin. Archi e pianoforte, nostalgici, romantici.
Con oboe, flauto e campanelli si prosegue per il Lux Eterna, un esplicito riferimento a Tristano. Henze pensa alla sua amata Marino con la luce del sole splendente e alla musica del pastore di pecore sull’Appia Antica.
Rex tremendae inizia con un assolo di tromba, si aggiungono i violoncelli e le percussioni. E’ uno Tsunami aggressivo e fanatico.
Un piccolo ensemble di archi introduce l’Agnus Dei. Henze ha ripreso il ritmo pastorale della missa solennis. Il suo Tubamirum è stato terminato, come ultima parte, nell’estate del 1992. E’ misto di marce, inni e canzonette, flash e fanfare. Musica da banda della peggior specie. Deve far venire i brividi (parole sue). Ottoni trombone temporale.
Un Lacrimosa pieno di dolore e piangente archi e piano ci riportano giù. Ma ci vuole un po’ prima che svanisca per noi la paura e il panico.
Il suo Sanctus per il quale i musicisti si distribuiscono nella sala, vuole squarciare il cielo di Tiepolo, per inondare un po’ il mondo triste con la luce perpetua. Nelle sue Reislieder mit böhmischen Quinten egli dice: “Il mio Requiem è laico, multiculturale e fraterno; è scritto in memoria di Michael Vyner. Questo nome rappresenta praticamente tutti coloro che sono scomparsi prematuramente nel mondo, e la mia musica lamenta le loro sofferenze e la loro morte.”
Frammento dal Requiem
La prima assoluta di questa stesura completa è stata eseguita soltanto nel febbraio 1993, in un concerto organizzato dal Westdeutscher Rundfunk, nella Filarmonica di Colonia, con l’Ensemble Modern, sotto la direzione di Ingo Metzmacher, l’allora stella nascente nel firmamento musicale contemporaneo, con Hakan Hardenberg alla tromba e Ueli Weigt al pianoforte. Il 5 settembre, alla prima britannica, c’è stata poi un’ulteriore rappresentazione di Oliver Knussen, nelle Proms, con Paul Crossley al pianoforte.
Poi, una rappresentazione all’Accademia Nazionale di Santa Cecilia e del PMCE Parco della Musica, intenso e suonato con concentrazione sotto la direzione di Tonino Battisa. Al pianoforte Giovanni Bellucci e alla tromba Nello Salza. La sala, piena per ¾ , con un pubblico relativamente giovane, ha vissuto il Requiem in silenzio e raccoglimento e dopo 75 minuti senza intervallo, ha richiamato gli interpreti con entusiasmo tre volte sul palcoscenico. E’ stato un concerto di hommage a Hans-Werner Henze, commovente (benché il concerto fosse stato in programma già nel Settembre del 2012, prima della morte di Henze).
Hans-Werner Henze, nato nel 1926, ha trascorso la maggior parte della sua vita in Italia, precisamente a Marino (una piccola località vicino a Roma). E’ stato uno dei compositori più importanti del ventesimo secolo. Non voleva fissarsi su un determinato stile o prediligere una tecnica particolare. Henze è stato un compositore molto politico e sociale (We come to the river). Ha preso i testi per le sue opere tra l’altro da Ingeborg Bachmann (Der junge Lord) con la quale ha vissuto anche un periodo a Napoli, Wyston Hugh Auden (The Bassarids), Christian Lehnert (Phaedra) e Hans-Ulrich Treichel (Das verratene Meer). Nel Prinz von Homburg (anche questo un testo di Ingeborg Bachmann) si è avvalso di un testo di Heinrich Kleist. Hans-Werner Henze ha creato dieci sinfonie, un gran numero di opere concertate per ensemble e grandi orchestre, musiche da camera o opere vocali per solo, duetto e coro. La lista non finisce mai. Ha scritto anche più di 20 opere liriche, spesso rielaborate e con nuova orchestrazione… come era solito fare (p. e. das verratene Meer oppure il Requiem).
Il grande maestro Hans-Werner Henze è deceduto il 27 ottobre a Dresda. Vi si trovava per assistere alla rappresentazione di Wir erreichen den Fluß. La sua ultima opera, Overture zu einem Theater, è stata suonata in prima assoluta a Berlino il 20.10.2012. Poco fa Antonio Pappano ha offerto questa piccola composizione al pubblico all’Auditorium, prima della rappresentazione della Petite Messe.
Christa Blenk
tradotto da Brigitte Mayer