19 février 2013 0 Commentaire

“An evening for John Cage” – versione italiana

“An evening for John Cage” è stato il titolo di un concerto fuori del comune,nell’ambito del “Romaeuropea Festival 2012”, al Teatro Palladium, il 7 Ottobre 2012.

“An evening for John Cage” - versione italiana dans Musique via-chiesa-5-9-12-Bildobjekte-Holz-Mischtechnik-150x150 artista: Rosa Quint

Domenica pomeriggio, ore 17.00, Garbatella

Non ci saremmo proprio aspettati, che questa serata sarebbe stata molto particolare. Però, già al nostro arrivo siamo stati sorpresi da un’istallazione di palloncini nel Foyer del Teatro Palladium. I due ballerini Paola Campagna e Fabio Ciccalé muovevano i loro palloncini bianchi (che erano legati a delle pagliette per pulire le pentole in modo che rimanessero a terra) muovendosi essi stessi come figure di scacchi, precisi e contemporaneamente quasi volando. I palloncini poco prima delle ore 17.00 sono stati portati con molta cura sul palcoscenico; solo dopo a noi, il pubblico, è stato permesso di entrare in sala. E’ iniziato con il silenzio.
Prima si è sentito solo la voce, poi è entrata sul palcoscenico: la fantastica Silvia Schiavoni. Questa cantante piccola e minuta con la voce travolgente ha iniziato con “A Flower”, un’opera per voce e piano chiuso. Nuovamente silenzio – come John Cage lo chiede spesso al pubblico.
Sono seguite le “Variations I-II-III-IV” per musicisti e danza. I due ballerini hanno liberato, in una stupenda coreografia, dopo un lungo andirivieni, i palloncini dalle pagliette, tagliando piano piano con molta eleganza i fili, i palloncini sono saliti e sono rimasti quasi incollati al soffitto, ma erano comunque liberi.
Il pezzo “Music for amplified Toy Pianos” non arrivava quasi a noi, all’ultima fila, in quanto il pubblico non era all’altezza di rispettare il silenzio e i suoni delicati, quasi impercettibili che i due pianisti hanno saputo produrre, e inizialmente non ho potuto capire, se il continuo scambiarsi di posto, gli schiarimenti di voce e i colpi di tosse, le entrate e uscite dalla sala, avevano a che fare con la rappresentazione. E’ stato spiacevole che tutti i ritardatari venivano fatti entrare anche dopo 30 minuti dall’inizio e cercavano il loro posto, per poi spostarsi di nuovo dopo poco a cercarne un altro.

Si è continuato con un pezzo intrigante per violoncello “59 ½’’ 59 ½’’ – 1,5 ½ e 1:14’’  for a spring player”. Ulrike Brand ci ha affascinati – come – sotto l’influenza dell’opera “Imaginary Landscape N° 4” cercando, senza batter ciglia (molto distaccatamente, senza stress), di sintetizzarsi su una stazione radio fino a che ha trovato un determinata emittente, per poi continuare subito a suonare, in sequenze.
E prima che terminasse il primo tempo con “Double Music” per percussioni, ci ha sorpreso nuovamente una “Improvvisazione per J. C.” per voce, violoncello, percussioni e danza.

John Cage è nato nel 1912 a Los Angeles ed è certamente uno dei compositori più influenti del ventesimo secolo. E’ in assoluto il personaggio chiave del movimento Happening che ha avuto inizio negli anni 50 ed è un trend setter per quanto riguarda l’impiego non convenzionale di strumenti musicali.
Giancarlo Schiaffini ha cercato ieri di riprodurre nel Palladium la famosa serata del 1952, dove John Cage con Robert Rauschenberg, Merce Cunningham e il poeta Charles Olson disorientarono il pubblico: è stata la serata di 4’33 (4 ½ minuti di silenzio) ed è stato motivo di scandalo. Anche noi sentiremo (o non sentiremo) il pezzo più tardi.

Dopo l’intervallo si è continuato con dei pezzi di numeri degli anni 80. “One4” per percussioni e “For6” per percussioni, violoncello, tuba e contrabbasso. Poi, come già detto 4’33. Schiaffini posizionava i due danzatori che si tenevano stretti, immobili, davanti a un bicchiere di vino, a destra del palcoscenico. John Cage era stato ispirato per questa composizione da “White Paintings” di Robert Rauschenberg. Purtroppo non c’è stato il silenzio, il pubblico interrompeva la rappresentazione con schiarimenti di voce e colpi di tosse. Davanti a me un ascoltatore o meglio un non-ascoltatore leggeva i suoi e-mails. Peccato. Poi, di nuovo la meravigliosa Silvia Schiavoni con “She is Asleep” e un ulteriore “Improvvisazione per J. C.” per pianoforte, percussioni e tumba.

Nel frattempo erano quasi le ore 20.00; dove sono rimaste le ultime tre ore?

Dopo un’ulteriore breve pausa, di nuovo Silvia Schiavoni che (di pezzo in pezzo) migliorava sempre di più. Ho riconosciuto nelle sue interpretazioni influenze dall’ebraico, dalla liturgia cattolica ed infine dallo jazz. “The Wonderful Window of eighteen Springs”, “Trio” solo per percussioni.  Poi il “Conductions for J. C. and M. D.” molto particolare. L’ensemble al completo con un video (John Cage e Marcel Duchamps). C’è stato un crescendo frenetico ed eccitante, musica, poesia dal registratore, danza. Purtroppo è finito dopo ”Aria + Fontana Mix” e “Concerto for Piano and Orchestra + Aria + Fontana Mix”.

Gli interpreti erano tutti fantastici e si percepiva, quanto si divertivano. Questo divertimento lo hanno poi anche trasmesso al pubblico. John Tilbury era al pianoforte, Edwin Prévost alle percussioni, Ulrike Brand al Cello, Daniel Studer al contrabbasso e Giancarlo Schiaffini al trombone e alla tuba (è stato anche il regista della serata). C’erano anche i percussionisti del gruppo “Ars Ludi” e Alvise Vidolin per l’elettronica e come tecnico del suono. Bravi!

Ci sono stati molti applausi e in quelle 4 ore abbiamo conosciuto John Cage veramente.

Nessuno come lui ha impiegato la voce, il ballo, la poesia, il silenzio, il rumore, la musica, gli strumenti musicali e i non-strumenti, in modo originale, con sempre nuovi effetti mettendo il pubblico davanti a grossi interrogativi.

John Cage è stato un vero genio, era di origini modeste, gli venivano impartite delle lezioni di pianoforte, tra l’altro anche da sua zia che era cantante e pianista. E’ stato coeditore di un giornalino di scuola in lingua francese, è stato vincitore di una gara di retorica e ha ottenuto il diploma scolastico con il punteggio o voto più alto che sia mai stato raggiunto nella sua scuola. Ha studiato letteratura per due anni e il suo incontro (letterario) con Gertrude Stein l’ha ispirato a diventare poeta. Più tardi è andato in Europa, dove, a Parigi, ha studiato architettura gotica e greca e pianoforte. Nel 1930 ha creato le sue prime composizioni. E’ stato influenzato da Kurt Schwitters, James Joyce, Marcel Duchamp e Hans Arp. Ha preso lezioni da Arnold Schönberg. Nel 1938 ha incontrato Merce Cunningham, suo futuro collaboratore e compagno di vita. Max Ernst e Peggy Guggenheim l’ hanno invitato a New York, dove ha conosciuto Piet Mondrian, André Breton e Marcel Duchamp. E’ diventato celebre nel 1943 con un concerto di percussioni nel MoMA. Alla fine degli anni 40 conobbe anche Piere Boulez. A partire dal 1950 viveva di nuovo a New York dove ha incontrato il pianista David Tudor e il compositore Morton Feldmann. In quel periodo data anche la sua conoscenza con Robert Motherwell, Mark Rothko e Ad Reihardt come pure il commerciante d’arte nuovayorkese Leo Castelli. A intervalli aveva vari incarichi come insegnante nel Black Mountain College. Nel 1963 ha avuto luogo la prima della composizione “Vexations” di Erik Satie – un’opera che comprende 840 ripetizioni e dura più di 18 ore. Nel 1984 – nell’anno di Orwell – ha preso parte a un collegamento Live con Nam June Paik. In tale periodo ha anche conosciuto Joseph Beuys.

E’ morto nel 1992, poco dopo il compimento del suo unico film “One 11”. Un’istallazione di luce e di macchina da presa senza trama, senza suoni. Movimenti quasi malinconici della luce. Contorni sfumati in modo aleatorio.
L’evento è stato una produzione del Goethe-Institut di Roma in occasione del 100esimo anniversario di John Cage.

Christa Blenk

traduzione: Brigitte Mayer

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